Tecnologia cinematografica - Cinema Teatro Sant'Angelo - Lentate sul Seveso (MB)

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Tecnologia di proiezione

FORMATI D'IMMAGINE

Il formato è il rapporto, nel rettangolo che forma l'immagine, tra l'altezza (posta per convenzione a "1") e la sua base.
Ad esempio il formato Flat 1,85:1 indica un'immagine in cui la base è 1,85 volte l'altezza.

1,33:1 ACADEMY Il formato originale, il primo mai utilizzato nel cinema. Con alcune eccezioni sperimentali, tutti i film muti e gran parte di quelli girati fino agli anni '50 hanno utilizzato questo standard, che prevede l'aspect-ratio di 1,33:1; con l'avvento del sonoro, si diffuse un formato solo leggermente diverso, l'1,37:1, per creare lo spazio necessario sulla pellicola a contenere la traccia audio.
Nell'immagine il fotogramma di un film muto.

1,33:1

1,66:1 EUROPEAN STANDARD FLAT o FLAT Era il formato panoramico più diffuso in Europa, al giorno d'oggi lo si può ancora trovare in opere minimaliste o in film a forte valenza d'essai. Viene utilizzato anche per riprendere le fiction nazionali da trasmettere in televisione.
Nell'immagine il fotogramma di "Nuovo Cinema Paradiso".

1,66:1

1,85:1 ACADEMY STANDARD FLAT o PANORAMICO E' il formato più diffuso originariamente nelle opere d'oltre oceano e che, negli ultimi anni, ha soppiantato l'1,66:1. L'immagine è leggermente più ampia rispetto al precedente.
Nell'immagine il fotogramma di "E.T. - L'ExtraTerrestre".

1,85:1

2,39:1 SCOPE Venne inaugurato nel 1953 con il film La Tunica. E' il formato più panoramico esistente (base=2,35 volte l'altezza) e deriva dal sistema brevettato dalla 20th Century Fox, ovvero il CinemaScope, con formato originale di 2,55:1 con  sonoro magnetico. Alla base del formato vi è l'uso di lenti anamorfiche, che comprimono l'immagine orizzontalmente in fase di ripresa e la ridistendono in proiezione. Il rapporto è passato poi al 2,35:1 per lasciare spazio alla colonna sonora, mentre quello utilizzato oggi è ancora più panoramico, pari a 2,39:1.
Clicca sull'immagine per vedere com'è fatta la pellicola in Scope.

FORMATI AUDIO

L'audio cinematografico può essere riprodotto in varie modalità, alcune ancora in uso ma tutte fondamentali allo sviluppo del cinema.

All'inizio era il muto La prima proiezione pubblica cinematografica avvenne il 28 dicembre 1895, nel Cinematographe Lumière a Parigi.
Le differenze con le proiezioni a cui assistiamo oggi erano parecchie, in particolar modo mancava il sonoro. Al massimo veniva steso su commissione uno spartito da far suonare al pianista della sala ove il film fosse stato proiettato.
Il primo film parlato, col sistema Vitaphone (che utilizzava una macchina speciale collegata ad un giradischi), fu "Il Cantante di jazz"  e fu presentato al pubblico il 23 gennaio 1927.

Il sonoro ottico su pellicola In seguito alle sperimentazioni iniziate nel 1906 del sonoro ottico stampato direttamente su pellicola, il nuovo sistema venne presentato per la prima volta con il film "Intolerance" nel  1929.
Alcuni problemi di stampa fecero evolvere ulteriormente la tecnologia: un gruppo di inventori tedeschi sviluppò il sistema, molto simile all'attuale, con una cellula di Kerr, sensibile ai cambiamenti di luce: il Klangfilm, che vide la luce con il primo film sonoro europeo, "L'Angelo azzurro" del 1930.

Dopo il sonoro, fu il sonoro stereofonico Dopo vari esperimenti di stereofonia nel cinema, il primo tentativo commerciale fu intrapreso nel 1942 con "Fantasia", celebre opera di Walt Disney. Il sistema Fantasound aveva quattro canali audio ottici, registrati su una pellicola separata, che viaggiava in sync con quella delle immagine, con tre diffusori posizionati dietro lo schermo (il quarto canale era di controllo).

Dolby A Nel 1965, Ray Dolby, un tecnico proveniente dalla Ampex, brevettò un sistema per minimizzare il rumore di fondo che affliggeva le colonne sonore e che aumentava drasticamente ad ogni trascrizione successiva alla prima. Nacque così il Dolby A, il primo film ad utilizzarlo fu "Lisztomania" di Ken Russel (1975)

Mr. Dolby, non contento, trovò il modo di usare la stereofonia nel cinema infilandola nella colonna ottica e sfruttò questa stereofonia per codificarci dentro quattro canali, anche se non totalmente separati, poiché ognuno dipende dall'altro per la codifica. Inventò così il Dolby Stereo. Il primo film a sfruttarlo in modo commerciale e a renderlo uno standard fu "Guerre Stellari" (1977).

Dolby SR (Spectral Recording) Siamo nel 1988 quando nasce il Dolby SR; si tratta di una evoluzione del sistema A con una ampiezza di frequenza maggiore, il suono diviene più nitido, la separazione tra i canali aumenta e il sub-woofer, opzionale nel Dolby A, diventa d'obbligo per il sistema. Il primo film ad utilizzare questo formato in Italia fu "Black Rain -

Pioggia Sporca" di Ridley Scott.  Il suono multicanale viene creato elaborando la colonna sonora ottica mediante un sistema di segnale a fasi (come nel Dolby A e simile al Pro Logic domestico).

Dolby Digital (SRD) Nel 1991, la Dolby, sulla scia di sistemi sperimentali messi ad opera da Kodak e da Kinoton, utilizza lo spazio a disposizione tra una perforazione e l'altra della pellicola cinematografica 35 mm per imprimere un reticolo contenente una serie di "pacchetti digitali". L'idea era innovativa e, come nei precedenti sistemi, si manteneva completa compatibilità con il passato e i processori esistenti. Il primo film ad utilizzare ufficialmete il sistema fu "Batman 2 - Il ritorno". Si tratta di un sistema a canali discreto, ovvero ogni traccia è asestante e non più frutto di una elaborazione analogica; è composto da 5 canali (sinistro, centro, destro, surround sinistro, surround, destro) più 1 (subwoofer, da cui la dicitura 5.1), il canale surround diventa stereofonico.

DTS (Digital Theatre System) Nel 1992 viene introdotto il sonoro DTS 5.1 che vede la luce con l'uscita del film "Jurassic park".
Il sistema proposto dalla DTS ha qualche vantaggio, rispetto a quello Dolby: la compressione a cui vengono sottoposti i segnali audio è molto minore; ciò si traduce in una migliore definizione globale del segnale sonoro, una migliore direzionalità dei suoni, una migliore ed estesa risposta in frequenza ed una dinamica più elevata.
Inoltre, la consumazione della colonna sonora è praticamente inesistente, poiché il sonoro non risiede più sulla pellicola, ma su un supporto diverso: il DTS sfrutta un Cd-Rom opportunamente codificato, contenente i segnali audio, che viaggia in sincrono con le immagini grazie ad un timecode impresso tra la colonna sonora analogica e l'immagine. Il time code viene letto da un apposito congegno montato sul proiettore cinematografico.

Dolby Digital EX 1999, la Lucas Films esce con il nuovo, attesissimo episodio della saga di fantascienza più famosa del mondo: "Star Wars- Episode 1 - La minaccia fantasma": a Lucas (così narra la leggenda) il 5.1 (i canali del Dolby Digital) non basta più, vuole un coinvolgimento sonoro più completo e direzionato: nasce il Dolby Digital EX, dove EX sta per extended: i canali sono gli stessi del Dolby Digital, ma in più, dai due canali di surround viene estrapolato (matricialmente) un canale surround centrale posto dietro agli spettatori.

SDDS (Sony Dynamic Digital Sound) Un ulteriore sistema, usato principalmente in molti film prodotti dalla Columbia Pictures, è l'SDDS. Sfrutta il sistema di compressione digitale ATRAC  e uno standard a sette canali, con l'aggiunta di un canale per il subwoofer (7.1). Presenta due ulteriori canali rispetto ai concorrenti posti tra i diffusori sinistro e destro e quello centrale. La sua colonna, essendo ottica, è stampata sui due estremi esterni della pellicola, e precisamente tra la perforazione e il bordo esterno di ciascun lato. Questo serve ad evitare errori di lettura, in quanto la parte di pellicola su cui è stampata la traccia è molto fragile; il sistema provvede a confrontare continuamente le due traccie estrapolando il sonoro corretto.

Dolby Surround 7.1 Da luglio 2010 Disney Pixar, in collaborazione con Dolby, ha lanciato il Dolby Surround 7.1 dove i canali back surround sono indipendenti (al contrario dell'EX in cui i back funzionano assieme). Si tratta di una "codifica" per modo di dire in quanto l'audio è comunque un segnale non compresso.

Dolby Atmos Nel 2012 con i film Brave della Pixar e Vita di Pi di Ang Lee, la Dolby ha lanciato uno dei più grossi cambiamenti da quando il muto ha lasciato posto al sonoro cinematografico, la tecnologia Dolby Atmos. E’ un nuovo algoritmo che promette di riprodurre suoni puntuali e direzionali da qualsiasi posizione, grazie alla presenza di fino a 128 canali discreti e lossless incapsulati in una tradizionale traccia 5.1 o 7.1. Il sistema è scalabile, ossia può essere applicato in maniera sempre simile alla versione originale pensata dal regista anche a versioni parecchio depotenziate rispetto al setup a tutto campo da 64 altoparlanti amplificati (per ora installati solo al Dolby Theater di Los Angeles, dove si tengono gli Oscar). Attraverso la combinazione dei canali di riproduzione i suoni sono dinamici e non provengono più solo dai lati del palco e da dietro ma che sono anche sopra e intorno, come se si muovessero dentro la sala.

Clicca qui per vedere una vera pellicola 35 mm con tutti i formati audio in uso.

Si ringrazia Giorgio Simoni per le preziose informazioni.
Fonti: http://www.offscreen.it/sight/formati.htm e http://www.offscreen.it/sight/sonoro.htm

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